venerdì 6 febbraio 2009

Perché mi sono perso in un Italiamobile



C'è un gran bel disco, strano ma vero, degli anni '90 di un gruppo italiano (ancora più strano, ma sempre vero). Sono i Virginiana Miller, per chi non l'avesse capito.

Ricordo di aver letto da qualche parte, che in realtà Italiamobile non è un disco così tanto per fare qualcosa, ma un concept album: una specie di Divina Commedia contemporanea, o per meglio dire attualizzata ai giorni nostri.

Adesso, sinceramente, non è mia intenzione dire cosa dovrebbe o non dovrebbe essere il disco che sto ascoltando adesso, visto che non mi sembra il caso di fare una recensione di un disco di 10 anni... insomma: tristi sarete voi!

Però me lo sto ascoltando, e quando ascolto i VM vuol dire che gli equilibri sono interrotti e che ho bisogno di rilassarmi, magari con una bella tazza di tè o una birra gelata.
Oppure di una bella doccia, o di un bagno caldo.
Di stare al buio, o sdraiato su una spiaggia.
Di stare in compagnia, o di stare in silenzio.
Di pensare, riflettere, fare qualcosa di costruttivo tipo scrivere, oppure abbandonarmi al cazzeggio più totale.
Di dormire, o passeggiare.
Di essere felice, o triste.
Di essere un venerdì sera, o un sabato mattina.

Mi sono perso in una serie di contrasti di cui non sono più arbitro e giocatore.
Come un piccolo Dante Alighieri con tutto il disagio del suo tempo.
Come un timido Simone Lenzi con la sua voce profonda e nervosamente pacata.

...In questo grand tour...

(Attenzione: segue morale)
Ma gli equilibri sono fatti per essere ristabiliti, magari sulle macerie di quello precedente... un po' come quelle torri che anche se pendenti da secoli e secoli non hanno la benché minima intenzione di venire giù. Torri che han fatto della precarietà e l'instabilità la loro bandiera, il loro punto di forza più che di debolezza.

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