domenica 21 dicembre 2008

Gap Generazionale



Per le vacanze di natale mi sono preso una pausa dal lavoro e sono sceso in Italia, a Mentana per l'esattezza. Dove soggiornerò per una settimana per poi fare ritorno all'estero.
Alloggio nella stanza che mia mamma ha sempre cura di mantenere quasi come quando la lasciai aperte virgolette definitivamente chiuse virgolette 4 anni fa. Con l'unica differenza che le cose che si accumulano negli scaffali e nell'armadio non sono più roba mia, e i libri e i DVD e altre attrezzature tecnologiche che starebbero troppo strette nella casa all'estero, cominciano a stare stretti pure qua, in questa stanza che è immensa.
Immensa lo è sempre stata, anche se io nel frattempo sono cresciuto, ma in ogni scaffale posso tranquillamente riconoscere le varie fasi della mia vita. I libri di Gibran, quelli di Keruoac, I fumetti di Andrea Pazienza, le VHS di Kevin Smith, i puzzle, il poster di Guccini, l'angioletto ricamato e la bacheca di compensato con i disegni che facevo quando ero un artista.
Accanto a loro adesso comincia ad accumularsi roba che non è più mia, e che piano piano sembra prendere sempre più spazio.

C'è una mensola, che è troppo in alto per essere divorata dal nuovo che avanza in cui sono ancora conservati i miei vecchi diari delle superiori, e oggi, in preda ai deliri di onnipotenza, li ho presi perché ho deciso di buttarli perché se serve spazio quello potrebbe essere un buon punto di partenza per crearne di nuovo. Senza prima dargli un ultima sfogliata.
Li ho aperti e sfogliati con curiosità, e li ho trovati pieni zeppi di scritte, riflessioni, confessioni, dediche, canzoni e frasi che se mi perdessi ad analizzarle, ne uscirei pazzo. E sono venuto così a conoscenza di aver avuto un alter ego adolescente di cui praticamente ignoravo l'esistenza.
Per esempio, io mi sono sempre lamentato del fatto che non ho testimonianze fotografiche della mia adolescenza, ma sfogliando quei diari son venute fuori delle foto di cui praticamente avevo rimosso il ricordo, e con esso anche il momento, la persona, la situazione ivi rappresentata.
In alcune mi sono proprio perso... come se veramente le vedessi per la prima volta.
In altre cose invece mi sono trovato quasi a provare simpatia per quel mio alter ego adolescente e a commentare con dei grossi sorrisi le riflessioni che faceva circa le perenni litigate dei genitori sempre in crisi matrimoniale, le sfighe con le ragazze, i bigliettini fugaci, i pensieri anarchici, le canne fumate con gli amici e le taschette dove nascondere i duescudi™ di fumo, i desideri di emergere dalla merda della quotidianità e la convinzione di essere stati solo sfortunati e che agli altri va sempre tutto meglio.
Grossi sorrisi come a dire Eh sì... chissà se io avessi scritto queste cose così adesso che ho 30 anni (quasi... NdA).
Scopro però con piacere che con il mio alter ego adolescente condivido a larghe linee ancora delle grandi passioni: la letteratura, i Beatles, De André, Guccini, Jesus Christ Superstar, l'amore per l'anarchismo e la voglia di libertà intesa come evasione dallo schifo. Per dirne una: ieri sera sono uscito con gli stessi identici amici che il mio alter ego ha cominciato a frequentare più di 10 anni fa... e ho scoperto anche che con una mia carissima amica, all'epoca si scambiava dei gran bigliettini di nascosto tra un'ora e l'altra di lezione pieni di riflessioni sulle canzoni di Daniele Silvestri e di ti voglio bene scritti con somma cura e devozione.
Merda... se questi giorni la rivedo glieli tiro fuori a tradimento: voglio proprio vedere come si giustifica.

E per una settimana questa stanza, che sta cominciando a diventare piccola, sarà il nido ove in qualche modo conviverò con il mio alter ego adolescente con l'assurda presunzione di considerarmi nettamente migliore adesso, che ho un lavoro, una relazione stabile, sono autosufficiente e frequento un ambiente completamente diverso rispetto a quello suo conducendo una vita con molte meno privazioni e più soddisfazioni. In una cosa però devo ammettere il mio alter ego adolescente è molto meglio di me: lui ha molto più talento per la scrittura di me, e le cose che scrive sono veramente interessanti.
Facciamo così... quei diari li tengo ancora. Hai visto mai dovessero servire tra altri 10 anni per un altro inutile post...

lunedì 15 dicembre 2008

Cose varie

Il fine settimana appena trascorso ha dato ampie possibilità di espressione al mio ego critichino riempiendo ogni giorno di momenti e possibilità per mettersi su di un piedistallo immaginario (poniamo sia un blog) e argomentare sul nulla con il talento tipico dei predicatori nelle strade inglesi, o nel mercato rionale o sul pulpito tutte le domeniche.

Venerdì sera, per esempio il mio ego ha gioito alla vista del terzo episodio della quinta serie di Desperate Housewives ove, senza spoiler alcuno, si può affermare che Susan è stupida come "l'acqua dei broccoli", Tom si riconferma il mio personaggio preferito (e quello in cui mi rispecchio maggiormente), Gabrielle è sfigata anche un po' per scelta, e non solo per condizione e Bree una gran bella donna.

Sabato sera, poi, secondo la migliore delle tradizioni italiote del cinemino natalizio, non mi son fatto mancare la visione dell'ultimo film di Gabriele Salvatores "come dio comanda" tratto dall'omonimo libro di Nicolò Ammaniti. Avendo adorato il libro, sinceramente, ci son rimasto abbastanza male a vedere tutti quei tagli nella sceneggiatura: e che cazzo! Han levato così di netto Danilo Aprea, e la storia dell'ass. sociale Trecca-De Luigi (che secondo me avrebbe reso benissimo) mentre tutto il film gira intorno a questo amore tra Cristiano e Rino Zena, e a quel cazzone di Quattro Formaggi. Grande Eliuccio nostro: diventi sempre più bravo... come se non lo fossi già!
Appena uscito dal cinema, mi sono confrontando con la graziosa controparte femminile alla quale facevo notare come i grossi tagli abbiano un po' amplificato il mio disagio nei confronti del film. Inoltre, essendo un devoto fan di Salvatores, mi aspettavo qualcosa di più dal punto di vista registico, visto che per quanto curata possa essere, ho visto una regia piatta, poco virtuosa, ma non per questo non efficace, anzi: La sequenza del bosco vale da sola moltissimo, molto più di tutto il film in sé.
Quindi non so se dire se è un film che mi è piaciuto o meno. Posso però dire che è un film che mi ha lasciato insoddisfato. Questo sì... lo posso dire senza remore alcuna.

Come se non bastasse, la domenica sera, in uno dei pochi locali di Bologna dove fanno veramente bella musica dal vivo sono stato a sentire gli Eva Mon Amour.
Per chi non lo sapesse, gli EMA nascono dalle ceneri dei Cappello a Cilindro. Gruppo fantastico di musica d'autore de li castelli romani che nei loro 4 / 5 anni di esibizioni hanno ricevuto consensi ed applausi ovunque.
Posso vantare anche un certo rapporto di confidenza con i membri del gruppo (li ho anche tra gli amici di feisbuk) ed incontrarli è stata una grande gioia da parte mia, un po' come quella provata da un devoto fan che si aspetta sicuramente una bella serata in compagnia della loro musica (anche se adesso fanno un genere completamente diverso rispetto ai CaC).
E infatti le mie aspettative non sono state deluse... anzi... Per quel poco che è durata (purtroppo) è stata un esibizione che non esagererei a definire bellissssima. Musica coinvolgente, testi belli, momenti di pura psichedelia. Insomma: pura essenza di musica Indie che strizza più l'occhio all'estero che alle sonorità a cui ormai siamo abituati in itaglia.
Ovviamente, ho preso il cd (che uscirà a gennaio nei negozi, ma che vendevano già) che farà nei prossimi giorni una serena colonna sonora alle mie giornate.
Una piccola menzione per Airìn, la cantante che ha aperto la serata... ma non ne vale la pena...

Dopo tutto, ho preso l'autobus a mezzanotte e mezza, e in meno di 10 minuti ero a casa. Soddisfatto anche del fatto che è bello uscire la sera in centro a Bologna e spostarsi da San Lazzaro in autobus, senza preoccuparsi del parcheggio, del disco orario o di chissà quale altra bega legata all'utilizzo del mezzo privato.

giovedì 11 dicembre 2008

martedì 9 dicembre 2008

Il Mandala Natalizio


L'anno che mi sta per finire, per certi versi è stato molto simile a quello precedente.
In comune ci sono un sacco di cose: In entrambi gli anni ho cambiato più di un lavoro, ho conosciuto diverse persone, ho amato la stessa donna, ho scritto poco e niente etc etc...
Quindi, se tanto mi da tanto, l'anno prossimo dovrebbe continuare questo cerchio, ma con le sfumature casuali che da sempre contraddistingue il mio fatalismo.

Onestamente spero proprio di no.
Ho bisogno e voglia di un po' di cambiamenti diversi e di stabilità diverse.
Ma sarebbe bello essere creatori del proprio Mandala, ma non si può. Al massimo puoi distuggere in una manciata di secondi quello realizzato negli precedenti 12 mesi. E preparare la tavola pultia per il nuovo, con altri colori, altre emozioni e altre storie e nuovi propositi.
E il solito proposito per l'anno nuovo è quello di perdere un po' di chili... ma come al solito il modo più veloce per farlo è amputarmi una gamba.

mercoledì 3 dicembre 2008

What are you waiting for?


In attesa che succeda qualcosa...

martedì 2 dicembre 2008

La normalità del non sapere cosa cucinare.

Prendendo spunto dai blog di questo amico e di questa amica che ogni tanto leggo con ghiotta avidità mi viene in mente che spesso e volentieri, a quest'ora, piuttosto che a scrivere e a cazzeggiare su feisbuk, visto che la controparte femminile è in palestra, sorge l'atavica domanda in my mind: cosa cucinare questa sera?

A volte la risposta è semplice (nonché dettata dalla necessità), altre volte è talmente vasta la possibilità di scegliere che si esce pazzi e si sceglie poi la prima cosa che verrebbe in mente quando la risposta è semplice.

Stasera, lo chef OsteLinus propone: Pollo al forno con verdurine di contorno. Piatto unico.
Ingredienti: Coscie di pollo(*), verdure: nello specifico zucchine, peperoni e melanzane.

La preparazione è semplice.
Pulite tutte le verdure, e in una teglia abbastanza, oliata e con uno spicco di aglio, capiente mettere tutte le verdure sopracitate tagliate a quadrettini, a striscioline o a mezzaluna (a seconda della verdura desiderata). Adagiatevi sopra il pollo e mettete tutto nel forno pre riscaldato a 200° per una 40ina di minuti circa. Salare a piacimento, aggiungendo spezie (consiglio pepe o paprika) e se si vuole anche il rosmarino.
Alla fine il risultato dovrebbe essere qualcosa di appetitoso e di buono nel suo insieme...
Buon appetito.

(*) che poi ora che ci penso, anche il classico petto di pollo potrebbe andare bene, anche se non è proprio il massimo farlo al forno... ma se opportunamente tagliato a quadrettini e mimetizzato tra le verdure poteva avere il suo porco effetto...

domenica 30 novembre 2008

La classe - Entre les murs



Confermo i miei pregiudizi sui film francesi: anche quando sono film belli, sono comunque film spaccapalle.
Questo film invece... pure.
No vabbè... onestamente merita un paio di paroline in più, perché in realtà è un film molto bello. E a differenza di tanti film analoghi americani, ma anche nostrani (guardo sorridendo al professor Silvio Orlando) questo non ha la pretesa di risolvere con una catarsi finale la storia. Anche perché una storia non c'è.
C'è solo l'umiltà forte di rappresentare in 2 ore quello che un professore vive in 9 mesi in una scuola delle banlieue parigine.
E' quindi pieno di sfumature, di storie accennate ma non raccontate di cui però si possono immaginare le evoluzioni e le origini. Di frasi nevrotiche e di tic verbali che non sono in bocca solo agli alunni ma ai professori stessi, addirittura a quel professore che in qualche modo si fa tanto conservatore di una lingua aulica che neanche lui parla più, ma che vuole a tutti i costi insegnare a dei ragazzi che, francamente, se ne fottono.

Guardando questo film mi sono ricordato in qualche modo di quando anche io ero uno studente e di quanto all'epoca mi sarebbe piaciuto fare l'insegnante di lettere. E mi sono trovato completamente diverso da quei ragazzi, molto più ingenuo. Soprattutto perché i tempi e i lugohi lo erano.
Ma i professori... cazzo... quelli non sembrano essere cambiati mai. Sempre parzialmente demotivati, arroganti perché in realtà spaventati, incapaci a gestire una classe di 20 persone in preda soprattutto agli scazzi ormonali. Ah... la scuola...

venerdì 28 novembre 2008

Canoni di valutazione in Si bemolle

Alla domanda come stai? fatta ad una persona possono seguire due tipi di discussioni. O l'aggiornamento della cartella clinica come in un ipotetico rapporto dottore/paziente, oppure il fantomatico quanto più o meno discreto tutto bene.
Punti di vista che sottintendono un rapporto, la confidenza, la stima e il carattere.

Guardi una foto (sbirciata di nascosto su Feisbuk) dove è stato taggato un tuo amico, e poi quando lo senti gli fai un commento da pinocchio, ovviamente ed esageratamente fuori luogo.
Da lì nasce una discussione, un confronto lungo due ore... lunghissimo.
Tutto nasce dal fatto, che la persona nella foto era proprio lui, ma il posto stonava un po' rispetto agli ambienti soliti che abitualmente frequentavamo quando stavamo insieme. E oggettivamente, la prima cosa che mi salta agli occhi, è quella... non il resto.

E poi capisci di essere stato stupido, perché sta cosa gliel'avresti potuta dire quando passavate insieme pomeriggi pieni di nulla in attesa di momenti migliori, di svolte.
Anche adesso hai la sensazione di avere pomeriggi di nulla in attesa di svolte, ma vuoi mettere passali in un ufficio, dove bene o male c'è l'aria condizionata, piuttosto che su una panchina davanti ad una scuola?

E quindi alla fine capisci che il limite che spesso si tracciava tra quello che è giusto fare e quello che è non giusto fare semplicemente perché io faccio così (quindi è giusto) e io non faccio così (perché sbagliato) adesso è un limite effimero, evanescente e talmente labile... da non avere più quel peso che prima invece aveva.
Peso forse dettato più dalle possibilità. E' pur vero che certi ambienti non li frequentavi più per possibilità piuttosto che per scelta.
Ed è pure vero che i luoghi che hai frequentato per anni sono quelli in cui ti senti più a tuo agio perché ti rispecchiano maggiormente.

E infatti adesso qualsiasi posto ti capita di avere in uno sfondo di una foto, hai sempre la stessa faccia, per quanto cambino le espressioni. hai la faccia di chi si sente a suo agio, sempre e comunque. E anche questo è un piccolo moto di orgoglio egotista.

Ma non potevo chiedergli Come stai? anche se alla fine lui mi avrebbe detto: io sto via?

domenica 23 novembre 2008

Ogni tanto qualcosa è per sempre.


Quando ero ggiovane, avevo una felpa con sopra un disegno di Linus che si ciucciava il dito con la famosa copertina di lato ed una scritta che recitava Niente nella vita è per sempre. Il perché di quella frase, sinceramente nn l'ho mai capito. Per quel poco che ne so io, Linus Van Pelt non è un personaggio privo di certezze, nonostante i suoi pochi anni: lo si vede sin dalla sua nascita con la coperta, ha le fisse per le citazioni bibliche, il desiderio di essere un leader buono, un amico leale etc etc.
Strano quindi, che un personaggio che io ormai abbia imparato ad idolatrare nella maniera più feticcia per le sue manie smodate, sia impresso sui miei abiti con uno slogan a me inidoneo. Avrei potuto forse personalizzarlo con frasi più mie. Con frasi tipo Io non sono d'accordo; Alla fine lui muore; Master di Merda... giusto così, per dare un significato più reale e concreto alla situazione adattandolo.
E il segreto forse è proprio quello... l'adattamento: I tempi cambiano, e ci vediamo costretti a cambiare, a prendere delle decisioni. Ma perché non posso rimanere anche io impresso per sempre su una serie numerate di strisce?
La risposta è molto semplice: perché altrimenti sarebbe una rottura di palle non indifferente.
E alla fine ritorna la logica del Niente nella vita è per sempre, assume una sfumatura nuova, positiva, eclettica e in continuo mutamento.

Ovvio che non sono queste le motivazioni per cui impresso sulla mia pelle c'è un Linus sorridente mentre si ciuccia il pollice e accarezza una coperta. Sono altre, forse più stupide. Ma ogni giorno mi guardo il mio Linus consapevole che sarà sempre lì, qualsiasi cosa sarò costretto ad affrontare.

Per la cronaca. quella felpa ce l'ho ancora. :)

lunedì 17 novembre 2008

Piccole soddisfazioni 2.0

Pensavo di essere uno sfigato qualsiasi con un blog sfigato qualsiasi.
Ma a quanto pare no.
A quanto pare c'è un anonimo che si comporta da troll nei commenti, utilizzando tra l'altro uno sgrammaticato italiano oppure usando espressioni dialettali (la qual cosa equivale più o meno allo stridore delle unghie sulla lavagna, per me).

Cosa abbia fatto per meritarmi questo non lo so. Ma mi fa sentire molto BeppeGrillo, e, anche io come lui, ho dovuto mettere la moderazione ai commenti. Giusto così per levarmelo dalle palle... che ogni volta è una rottura cancellare i commenti inutili.
Non ho molta stima di Beppe Grillo come persona... ma, mi sento figo lo stesso.

venerdì 14 novembre 2008

Non di solo blog vive l'uomo

Facebook, in quanto tempio del cazzeggio, è una gran figata.
Perché?
Perche, forse, tra tutti i social network a cui sono iscritto, è quello che tira fuori lo spirito voyeuristico che si palesa, laddove sopito, in ognuno di noi (o di quelli iscritti).
Alla fine non è che sei obbligato ad iscriverti, ma l'iscrizione è un po' il caro prezzo da pagare per farsi i cazzi degli altri.
Ora ci sono diversi modi di utilizzare faccialibro. C'è chi si iscrive e lo lascia lì; chi si iscrive e senza pubblicare nulla di sé passa giornate a spulciare negli album e nei profili degli altri annotando qualsiasi cambio di stato; c'è chi invece, molto pochi, lo usano per mettersi in mostra.
Io, ovviamente sono in quest'ultima categroia, visto che il mio egocentrismo non trova appagamento attraverso il blog sfrutto FB per tentare di mettermi in mostra.

Che poi non è mica tanto vero, visto che le foto sul mio profilo sono poche, cambio lo stato raramente, e solo in pochi casi aderisco alle cause, mando poche richieste di amicizia e alla fine vado a visitare sempre gli stessi profili, e non pratico lo sport di farmi più amici possibile.
Ho aggiunto anche dei compagni di scuola del liceo, ma, qui l'ho detto e qui lo nego, l'ho fatto forse solo per dare un senso alla piattaforma sennò son persone che se forse incontrassi per strada nemmeno riconoscerei (e anche se le riconoscessi, non saluterei).
Però dei pochi compagni di classe mi ha fatto piacere sapere che due di loro si siano sposati... vabbè insomma: le classiche cose che senza saperlo avrei vissuto bene lo stesso.

Poi ho stretto amicizia con un ragazzo di Trieste, credo, mai visto e conosciuto di persona ma che ha fumettizzato due miei racconti/dialoghi pubblicati sul MdM, circa 3/4 anni fa, o non mi ricordo... ma insomma, un po' di tempo fa, tutto esclusivamente attraverso rapporti telematici.
Forte sta cosa... non ho mai visto sto ragazzo, ma ha saputo rendere graficamente una parte del mio contorto cervello. Il risultato, alla fine, non è poi tutto sto granché, soprattutto per la sceneggiatura, ma sto ragazzetto ha un buon tratto e sembra promettere...

Mi piacerebbe aggiungere i disegni su questo blog, al di fuori di Facebook... ma oh... una cosa per volta.
Ovviamente chi è mio amico, può già sbirciarle, gli altri... oh... e mica posso ffa tutto io!

Tre Allegri ragazzi Morti - Ogni adolescenza

mercoledì 12 novembre 2008

Fagioli lessi

Sono in cucina. Devo far lessare i fagioli, ma non ho molto tempo.
Ho imparato a non avere molto tempo da quando in cucina uso la pentola a pressione.
Impiega la metà del tempo per cuocere le cose che normalmente si fanno in pentola, così la Hera è po' sempre più incazzata con me, e le mie tasche un po' più contente.

Non ho tempo, non perché debba andare da qualche parte. Ho appena sbirciato dalla finestra, e oltre a non vedere niente, sento il ticchettio asincrono della pioggia sugli alberi. Non ho tempo perché mi son ricordato tardi di metterli a lessare. Tutto qui.

Mi sono avvicinato ai fuochi, dove Silvia ha lasciato i fagioli in ammollo da ieri sera, li ho scolati per bene. Ho preso la pentola a pressione dal mobile sotto il forno. Abbiamo le pentole talmente tanto impilate su se stesse che ogni volta è tutto un clank clunk quando serve qualcosa.
Poi mi sono distratto, ed ho acceso la tv. E ho cercato un canale che mi soddisfacesse.
E poi ho detto vabbè... e ho messo un po' d'olio nella pentola a pressione, ho tagliato finemente una fetta di cipolla.
La cipolla non mi fa piangere. Ho imparato dei trucchetti col tempo, inconfondibili. E funzionano.
Avevo in mente una battuta sulla cipolla... cavoli: me la son scordata. Pazienza.

Solo che adesso ho le mani che ancora un po' sanno di cipolla...
Poi ho versato un barattolo di pomodoro e ho aspettato che facesse le bollicine ai bordi della pentola. Segno che sta per cominciare a bollire. Il solito sfrigolio...
Aggiungo un po' di vino bianco da cucina. Il vino bianco da cucina, mi sono incaponito io di farcelo stare. Un po' come l'ingrediente segreto.
Mancava il sedano, lo so... pazienza.

Quindi verso i fagioli, aggiungo l'acqua e alzo la fiamma al massimo.
E nel frattempo che lessino i fagioli, scrivo un post sul mio blog.

martedì 4 novembre 2008

De fatalismo.

Ultimamente, ne avrei di cose da dire, su di me.
Per esempio, forse non tutti sanno, o hanno interesse a sapere, che io sono una persona molto fatalista.
Tutto quanto rientra nella logica perversa del Master di Merda.
Il concetto del Master di Merda è in continua evoluzione da circa 10 anni, e se proprio dovessi provare a sintetizzarlo in poche righe (impresa piuttosto ardua) dovrebbe venir fuori qualcosa del genere: ognuno di noi deve rendere conto ad un entità (guai a definirlo Dio, quanto piuttosto Caso) che gestisce uno dei piatti di una Bilancia dove l'ago deve mantenere l'equilibrio sempre verso il nord assoluto. L'altro piatto, ovviamente è cosa tua, ma tu non sai cosa mettere/togliere sopra per generare Equilibrio. Un concetto, ho imparato poi, essere molto simile al karma.
Qualsiasi cosa fai, prima o poi ti torna indietro moltiplicato.
Le cose succedono per un motivo ben preciso, o per lo meno sono guidate dal Master di Merda di cui ovviamente si ignora completamente il Disegno Casuale.
Ma ne parlerò in altri momenti sicuramente, approfondendo, sviscerando la questione.

Se mi dovesse chiedere se sono una persona felice, vi risponderei che sono la persona più felice del mondo. Nonostante abbia le mie sfighe, conduca una vita modesta e completamente tagliato fuori da certi sostegni sociali e affettivi come la famiglia, Ho un sacco di cose, guadagnate col sudore della fronte, di cui non posso assolutamente lamentarmi, anzi, ne vado molto fiero.
Ho l'affetto e la stima (che contraccambio) della donna più bella del mondo, e per tante cose sono autosufficiente.
Ma anche questo è un altro discorso.

Dicevo, nell'ultimo anno mi sono successe un po' di cose di seguito una appresso all'altra che mi hanno portato a credere che il Master di Merda mi stesse strizzando l'occhio approvando tutte le mie scelte in tutto e per tutto. Ogni cosa che facevo portava delle conseguenze perfette per la situazione. Dietro ogni scelta fatta, c'era sempre una riflessione ponderata, segnata molto dai messaggi raccolti (o che io intepreto come messaggi) intorno a me. Segni, segnali, che solo io sono in grado di interpretare come tali (del resto, ognuno ha il suo MdM).

Ultimamente però non me la sto passando tanto bene.
Ho un serio problema di salute, niente di irrecuperabile, sia chiaro, ma molto molto molto MOOOOOOLTO doloroso. Una cisti pilonidale. Che fa male, cazzo se fa male.
E un po' mi sono chiesto il perché il mio Master di Merda abbia voluto farmi questo. Che cosa ho fatto per essere punito così?
Ho pensato che il MdM ce l'avesse con me, che fosse arrabbiato per qualcosa che non ho fatto, o che ho fatto non proprio come avrei dovuto:
Ultimamente ho provato invidia, ma mi è passata.
Ho smesso di avere ambizioni di ricchezza, e conduco una vita molto più serena e meno stressante.
Tutte scelte che, io lo so, sono state premiate dal MdM.
E adesso mi ha mandato questa cisti... per punirmi di cosa?
Sti giorni cercavo un segno tangibile del fatto che comunque il Master di Merda c'entrasse poco con questo mio dolore, che in qualche modo fosse un segno per dirmi qualcos'altro.

E stamattina il segno è arrivato.
Stamattina sono riuscito a fotografare lo scoiattolo che da 2 anni inseguo nel giardino condominiale dove vivo, che i più conoscono come Herbert.



Ecco a voi Herbert, nel suo massimo splendore.
E questa cosa ha portato tanta serenità dentro di me, sono sereno come non mai. Il Master di Merda mi ha fatto questo regalo, compensando il dolore della cisti. E dentro di me ho avuto la sensazione che le cose andranno per il meglio. E sicuramente lo faranno.

Ve l'ho detto, sono fatalista.

domenica 2 novembre 2008

venerdì 31 ottobre 2008

4, 15 e 72

(ovvero l'effimera interpretazione dei sogni)

Ogni tanto in sogno, ho delle indicazioni precise, che si trasformano spesso in sensazioni. Queste sensazioni poi diventano numeri.
Esempio banale: prendiamo una persona che conosci relativamente, mettiamo il collega che ti siede di fronte e di cui conosci un sacco di tic e manie derivate dalla compagnia forzata per almeno 8 ore al giorno. Metti che di questa persona non conosci nulla, della vita privata, della mondo che lo circonda quando non è in ufficio con le cuffie e la scrivania disordinata. Metti che poi, in sogno, questo collega ti parli e ti indichi come numero da giocare la sua età, ti dice proprio: Quanti anni ho? Quanti anni ho? Cazzo ne so io quanti anni ha!, butto lì la prima sensazione che mi viene in mente, che poi diventa un numero, che poi è 42.
A parte il valore estremamente simbolico di tal numero, quanto può essere affidabile come indicazione? Ha davvero 42 anni il mio collega? Che relazione c'è tra la Vita, l'Universo e tutto quanto con l'età del mio collega? la risposta potrebbe/dovrebbe essere quarantadue.
Ma non mi convince. Quindi scarto tal numero nella rosa dei probabili numeri fortunati da giocare.

Però... mica mi indica solo l'età. Sempre nel sogno mi fa capire che sono le 3 del pomeriggio (che per convenzione diremo Quindici): 15. Questo è un buon numero. E lo metto lì, perfetto. Mancano altri due numeri.
E segue un'altra indicazione: Mi indica, di controllare il credito residuo del mio cellulare. Uhm... di nuovo la sensazione...
Stamattina controllo, e sul display appare il messaggio che ho 4,72 € residuo...
Scomponendo il residuo si ottiene facilmente 4 e 72, che accostato al 15 precedente... direi che la terna si completa praticamente da sola.

E sempre per continuare il discorso sfigato della sensazione, noto che, ma la cosa è completamente irrilevante, che le cifre di 42 sono in 4,72 come estremi... l'intuzione quindi deve essere giusta.

Il famoso terno è composto.

lunedì 27 ottobre 2008

martedì 21 ottobre 2008

Recensione - Vinicio Capossela: Da Solo



Anche qui, esprimere un giudizio sintetico e asettico è molto difficile.
In questo preciso momento, mentre scrivo di Da Solo (l'ultima opera del grande Vinicio) ascolto Ovunque proteggi (penultima opera del grande Vinicio), e si nota la differenza.
Ecco: come si fa ad uscire con un disco come Da Solo che è intimo, introspettivo, sensibile, romantico, musicalmente semplice (ma con arrangiamenti molto complessi e ricercati) quando 3 anni prima c'era un disco in cui succedeva di tutto ma proprio di tutto?

Ecco che Poliedricità si riconferma ancora sinonimo di Vinicio, e stupisce.
Bisogna dire pure che ormai che degli autori nati negli anni 90, Capossela è l'unico che abbia mantenuto il suo livello sempre alto, e che nel reinventarsi l'abbia fatto sempre in maniera costruttiva, interessante, curiosa, innovativa... bella.
Sempre parlando di artisti sorti negli anni 90, delle ultime produzioni ormai mi ero abituato ad accettare per roba buona ciò che è al massimo decente (subsonica, daniele silvestri, max gazzè, samuele bersani)... roba trita e ritrita.
Capossela svetta su sti poveracci in maniera supersonica, li guarda dall'alto con almeno 10 spanne di differenze.

Devo quindi chiedere ringraziare Capossela perché con quest'opera sembra aver lanciato un messaggio molto preciso: La Musica d'Autore Bella Italiana esiste ancora, e non è monopolio di mostri grandi (anche anagraficamente) come Conte e Fossati (a cui seguirà recensione). C'è un posticino pure per lui.

Accattatevelo originale e lasciatevi sedurre dalle tracce numero 2, 5, 7 e 10.

martedì 14 ottobre 2008

sulla ruota di Palermo


Questa è bella, andando a giocare i numeri che mi sono sognato, mi sono sbagliato, e ho giocato 89 al posto di 86, e 56 al posto di 59.

E l'89 e il 35, sulla ruota di Palermo sono usciti.

Bella lì, grazie master di merda.

lunedì 13 ottobre 2008

Recensione - Il papà di Giovanna


(Ovvero Perché Silvio Orlando fa l'attore e non il professore?)

Partiamo dal presupposto che ho immensa stima di Silvio Orlando come attore, e che da il meglio di sé quando intepreta la parte del professore. Come dimenticarlo in parti come Auguri professore, Il portaborse, oppure La scuola? Quella sua fisicità goffa, approssimativa, sormontata da un faccione espressivo e comico è un chiaro marchio di fabbrica.
Partiamo dal presupposto che per scrivere Alba Rohrwacher ho cercato la scheda del film e ho fatto copia&incolla del suo nome e che in Mio fratello è figlio unico mi è piaciuta assai, ma che pure in questo film intepreta una bella parte e che raggiunge esattamente l'intento a cui ci guida il regista: alla simpatia immediata e di conseguenza alla solidarizzazione.
Ok, detto questo, aggiungo solo che Francesca Neri me la sogno la notte, ma non scendo in particolari con voi...

Nessuno qui, tra chi scrive e chi legge, è un esperto di recensioni cinematografiche. Siam tutti appassionati, stiamo lì lì a spaccare il capello in 4 alla ricerca del virtuosismo per descrivere questa o quella scena. Ma non è questo il posto giusto per giudicare un film, quanto piuttosto descriverlo per quello che è: intrattenimento allo stato puro. E l'intrattenimeto piace, o non piace.
A me personalmente il film è piaciuto. Non assai. Non me lo rivedrei dopodomani, ma è stato comunque un film godibilissimo pieno di momenti in cui mi son lasciato coinvolgere dalla storia, nonostante le molte pecche (per chi è interessato dirò quali). Ho persino accettato con un vago senso di ottimismo il finale a cui ci ha portato per mano Pupi Avati, che dopo averla menata, in passato, che Bologna non è più la città di una volta per girare i suoi film ecco propinarcene un altro ambientato in questa città.
E in effetti poi si scopre che a parte qualche esterno in Via San Vitale, la maggior parte delle riprese sono state girate a Cinecittà a Roma e che alcune viste (quelle su Bologna e su Torino) sono frutto del Digitale (falso come una banconota da 14 euro).
Tutto sommato, è un film che non passerà alla storia. Ma ormai ho accettato con rassegnazione il fatto che non ci sono più filmoni italiani, quelli belli per cui vale la pena appassionarsi facendo dei confronti col cinema estero.
E a sto punto parliamo pure un po' del degrado di sto cazzo di cinema italiano che nel cast deve per forza metterci attori come Ezio Greggio, noto sul grande schermo per le sue incredibili interpretazioni in Yuppies e Yuppies 2, Il silenzio dei prosciutti (di cui è anche regista), Anni 90, Occhio Alla Perestrojka; e di quell'altra... come si chiama... Serena Grandi: come non poter citare Saint Tropez Saint Tropez, Monella e qualche altra zozzeria che non ho voglia di rammentare.
Come dare credibilità al Cinema Itagliano?

Beh... non c'è altro da aggiungere, secondo me.

giovedì 9 ottobre 2008

Poi un bel giorno ti accorgi che...



Essere nati poco prima degli anni 80 e aver avuto la propria formazione adolescenziale negli anni 90, vista con gli occhi di chi sa andare oltre le stupide apparenze, sarebbe dovuto essere, scusate il termine, una figata.
A Roma si dice 'Na passeggiata de salute.

Sei cresciuto, oh sì proprio tu, negli anni 90 col mito del mondo in mano, consapevole della rivoluzione tecnologica e culturale in atto tale da poter sfondare con poco, visto che i tempi erano giusti.
Bisognava solo essere creativi, avere l'idea giusta al tempo giusto, e valà... soldi a palate, ricchezza, agio, ragazze a volontà. E tu eri creativo, avevi le idee giuste.
Era il momento in cui avere il diploma o avere la laurea era quasi la stessa cosa per poter emergere. Era il momento in cui una semplice idea del cazzo, poteva diventare un tormentone mondiale.
Sembrava quasi il Klondike di Paperon de Paperoni, alla prima picconata sul punto giusto, venivan fuori delle pepitone da 40 kg d'oro che... mamma mia.

Shawn Fanning: Napster;
David Filo e Jerry Yang: Yahoo;
Sergey Brin e Larry E. Page: Google;
Jimmy Wales e Larry Sanger: Wikipedia;
Niklas Zennström e Janus Friis: Skype (tra l'altro gli stessi che han fatto Kazaa);
Jeffrey Lee Parson: Worm Blaster;
OsteLinus: non pervenuto.

E poi un bel giorno ti accorgi che in realtà sei rimasto indietro, indietrissimo, e che ammesso e non concesso tu abbia avuto delle possibilità per sfondare le hai perse tutte perché non sei mai stato messo in grado di poter effettivamente sfondare.

E poi un bel giorno, seduto in ufficio, scrivi di nascosto dei post sul tuo blog mentre ascolti il video su YouTube (Steve Chen, Chad Hurley e Jawed Karim) di un pischello che c'ha almeno 10 anni meno di te e sa suonare come non saresti mai in grado te, manco se ti ci mettessi per 10 anni di seguito.

E tutto questo non si può ridurre ad invidia, né tantomeno generalizzare a fallimento:
tutto sommato conduci una vita di cui sei soddisfatto e felice.

Si tratta solo di prendere atto che le opportunità migliori se le son prese persone che forse avevano il tuo stesso talento, e magari intorno qualcuno su cui fare maggior affidamento.

Tutto qua.

martedì 7 ottobre 2008

35, 59 e 86

Da buon napoletano, (non) sono supersistioso.
Ma non posso resistere al fascino dell'interpretazione dei sogni. Come già detto, mi capita di sognare dei numeri, ma di non giocarli mai. Perché? La risposta più plausibile tra la vasta gamma di scelta è che sono pigro: Mettessero una ricevitoria adiacente al giardino condominiale dove vivo, giocherei più spesso.
Ed ecco che quindi ho sognato questi tre numeri 35, 59 e 86. Su tutte le ruote.
Sono numeri sicuri, sicurissimi.

Se qualcuno ha intenzione di giocarli, punti pure 1 € sul terno e 2 € sull'ambo. E poi non dite che non vi ho dato la bazza.

IO come al solito mi limiterò a non giocarli, ma a monitorare le estrazioni per tre settimane, per poi stupirmi della mia cassandreria (se escono) o della mia oculatezza (se non escono).

Brutta bestia, l'invidia.

Basta 'na jurnata 'e sole

versione breve

(guarda il video)

versione lunga
Succede di passare una bella giornata di sole in giro per Reggio nell'emilia.
Saremmo potuti rimanere in quel di Bologna/San Lazzaro... ma perché?

E sentir descritta la suddetta città come una città grigia, francamente mi è sembrato eccessivo.
L'ho trovata molto diversa da Bologna, soprattutto per essere 4 volte più piccola (si parla di centro storico) e con la via emilia completamente pedonale: un sogno.

Poi succede l'imprevedibile: facciamo un giro al parco delle caprette, una mia cara vecchia ossessione (un po' come le papere, le pecore e gli scoiattoli): e il mio cuore si lascia affascinare da questo piccolo centro dell'emilia romagna.

Ci ritorneremo? ai posteri l'ardua sentenza.

mercoledì 1 ottobre 2008

C'era una volta l'ispirazione

Siamo ad Ottobre del 2008, e se non ricordo male, 10 anni fa credevo di essere uno scrittore.
Tutto cominciò con una ragazza che mi lasciò, e io, invece di andare in depressione o darmi alle droghe, sentii il bisogno di scrivere un racconto che parlasse di questo.
Poi è successo che il racconto diventò una storia. Dopo circa 6/7 mesi avevo pronto un romanzo di circa 160 pagine.

Tutto avvenne quasi automaticamente: trovavo catartico riversare su tastiera le mie angosce adolescenziali, e divertente, rileggendo, quello che scrivevo.
Però non volevo che il libro fosse su di me, anche se conteneva molto di me. Così cambiai il nome al protagonista, e aggiunsi un paio di dettagli per renderlo più interessante e funzionali alla storia; creai uno sfondo ipotetico e non molto diverso a quello che vivevo all'epoca; dei personaggi minori, una specie di punto di partenza ed uno di arrivo. Dopo circa 6/7 mesi avevo pronto un romanzo di circa 160 pagine.
Tentai anche di mandarlo a qualche casa editrice, ma non ne ho mai trovata una interessata a sponsorizzare la stampa e la distribuzione. Tutti proponevano un finanziamento per la stampa di mettiamo 1000 copie e la distribuzione, e dopo un anno mi sarei dovuto comprare le copie invendute.

Tra i miei amici, vive ancora il ricordo delle gran prese per il culo perché dopo un po' che parlavo con una ragazza infilavo nel discorso la frase Sai, io ho scritto un libro. Poi ci fu anche il giorno in cui incontrai una mia fan, e lì fu la mia rivincita, ma questa è un'altra storia.

Lo scrivere mi piacque al punto tale da diventare quasi un chiodo fisso. Scrivevo tanto, tantissimo, ovunque e di tutto. Racconti lunghi, racconti brevi, poesie, prosa, sonetti, haiku. Scrivevo e cancellavo, scrivevo e conservavo, scrivevo e facevo leggere agli amici fogli stampati su carta riciclata con opzione risparmio.
E a tutti piaceva quello che scrivevo, dicevano che le mie parole davano emozioni, ma non nel senso defilippiano del termine, quanto più quello adolescenziale da sfigati di provincia.
Giravano anche delle copie del romanzo in formato elettronico via posta elettronica dove si narra di gruppi di lettura dal nord a sud, isole comprese.
Nel 2003 rilasciai sul web il libro PDFeffato e a quel punto decisi di dedicarmi ad altro.

Internet era già nell'era dell'ADSL e aprìì un blog, dove parlando di me, cominciai a pubblicare dei raccontini scritti così, tanto per fare.
Ne pubblicai una 40ina, con la cadenza di 2/3 a settimana, e intanto parlavo di me.
E anche lì avevo persone che seguivano, commentavano ed apprezzavano.
Poi decisi di chiudere quel blog e aprirne uno specifico per i miei racconti e basta. E lì il primo periodo mi sono scatenato. Racconti su racconti, scritti su scritti, riflessioni in prosa e quant'altro mi passasse per la mente filtrato dai polpastrelli. Il pubblico era in delirio...
Pubblicai la prima raccolta di racconti nello stesso identico precendete: PDF scaricabile da internet.
Ho provato anche per un periodo a curare una specie di blog/libro in cui ogni post era un capitolo, ma poi mi ero perso in una trama non propriamente definita ed un po' piatta.
Ho continuato quindi a scrivere racconti, e piano piano i miei post si sono fatti sempre più radi, e avolte non li pubblicavo nemmeno perché non piacevano neanche a me che li avevo scritti, fino a scrivere/pubblicare una volta ogni tanto e poi sempre più raramente. Per un periodo non ho proprio avuto un pc per scrivere, e su carta, si sa, son sempre stato molto pigro. In ufficio non avevo la giusta concentrazione, e smisi di scrivere sistematicamente riducendo drasticamente la quantità di byte ricilati sul web.
Fino a notare che ormai l'ispirazione è quasi andata perduta del tutto.
Però scrivere è un lusso che non voglio perdere. Ecco perché, a 10 anni di distanza dal mio sentirmi scrittore, ho aperto un blog dove raccolgo le parole di quando NON so cosa scrivere.

lunedì 29 settembre 2008

venerdì 26 settembre 2008

19, 55 e 84


C'è un che di stoico in tutto ciò.
La settimana scorsa ho sognato dei numeri.
Precisi, perfetti incollati, e dopo essermi assicurato che fossero numeri buoni (e certo che lo sono, me li ha dati mia nonna!), decido di andarli a giocare.
Voglio puntare 3 euro: 2 sull'ambo e 1 sul terno, su tutte le ruote.
Poi, evidentemente mi son dimenticato di andarli a giocare.
E ieri sono usciti. Sulla Ruota Nazionale (nella regione di...?) esce l'ambo 19 e 84.
Stando ai calcoli, avrei vinto 50€.
Sabato non sono usciti, martedì nemmeno, stasera li volevo giocare e sono usciti ieri.

(silenzio)

Vabbè... mi sono risparmiato 3 euro.

giovedì 25 settembre 2008

I pirenei sono una catena montuosa che separa la penisola Iberica dal resto dell'Europa.

I pirenei sono una catena montuosa che separa la penisola Iberica dal resto dell'Europa.

Quando non so cosa dire, scrivo questa frase con precisione quasi maniacale.
Ecco. Questo blog, raccoglie/raccoglierà più o meno i miei pensieri di quando non saprò cosa scrivere.