domenica 30 novembre 2008

La classe - Entre les murs



Confermo i miei pregiudizi sui film francesi: anche quando sono film belli, sono comunque film spaccapalle.
Questo film invece... pure.
No vabbè... onestamente merita un paio di paroline in più, perché in realtà è un film molto bello. E a differenza di tanti film analoghi americani, ma anche nostrani (guardo sorridendo al professor Silvio Orlando) questo non ha la pretesa di risolvere con una catarsi finale la storia. Anche perché una storia non c'è.
C'è solo l'umiltà forte di rappresentare in 2 ore quello che un professore vive in 9 mesi in una scuola delle banlieue parigine.
E' quindi pieno di sfumature, di storie accennate ma non raccontate di cui però si possono immaginare le evoluzioni e le origini. Di frasi nevrotiche e di tic verbali che non sono in bocca solo agli alunni ma ai professori stessi, addirittura a quel professore che in qualche modo si fa tanto conservatore di una lingua aulica che neanche lui parla più, ma che vuole a tutti i costi insegnare a dei ragazzi che, francamente, se ne fottono.

Guardando questo film mi sono ricordato in qualche modo di quando anche io ero uno studente e di quanto all'epoca mi sarebbe piaciuto fare l'insegnante di lettere. E mi sono trovato completamente diverso da quei ragazzi, molto più ingenuo. Soprattutto perché i tempi e i lugohi lo erano.
Ma i professori... cazzo... quelli non sembrano essere cambiati mai. Sempre parzialmente demotivati, arroganti perché in realtà spaventati, incapaci a gestire una classe di 20 persone in preda soprattutto agli scazzi ormonali. Ah... la scuola...

venerdì 28 novembre 2008

Canoni di valutazione in Si bemolle

Alla domanda come stai? fatta ad una persona possono seguire due tipi di discussioni. O l'aggiornamento della cartella clinica come in un ipotetico rapporto dottore/paziente, oppure il fantomatico quanto più o meno discreto tutto bene.
Punti di vista che sottintendono un rapporto, la confidenza, la stima e il carattere.

Guardi una foto (sbirciata di nascosto su Feisbuk) dove è stato taggato un tuo amico, e poi quando lo senti gli fai un commento da pinocchio, ovviamente ed esageratamente fuori luogo.
Da lì nasce una discussione, un confronto lungo due ore... lunghissimo.
Tutto nasce dal fatto, che la persona nella foto era proprio lui, ma il posto stonava un po' rispetto agli ambienti soliti che abitualmente frequentavamo quando stavamo insieme. E oggettivamente, la prima cosa che mi salta agli occhi, è quella... non il resto.

E poi capisci di essere stato stupido, perché sta cosa gliel'avresti potuta dire quando passavate insieme pomeriggi pieni di nulla in attesa di momenti migliori, di svolte.
Anche adesso hai la sensazione di avere pomeriggi di nulla in attesa di svolte, ma vuoi mettere passali in un ufficio, dove bene o male c'è l'aria condizionata, piuttosto che su una panchina davanti ad una scuola?

E quindi alla fine capisci che il limite che spesso si tracciava tra quello che è giusto fare e quello che è non giusto fare semplicemente perché io faccio così (quindi è giusto) e io non faccio così (perché sbagliato) adesso è un limite effimero, evanescente e talmente labile... da non avere più quel peso che prima invece aveva.
Peso forse dettato più dalle possibilità. E' pur vero che certi ambienti non li frequentavi più per possibilità piuttosto che per scelta.
Ed è pure vero che i luoghi che hai frequentato per anni sono quelli in cui ti senti più a tuo agio perché ti rispecchiano maggiormente.

E infatti adesso qualsiasi posto ti capita di avere in uno sfondo di una foto, hai sempre la stessa faccia, per quanto cambino le espressioni. hai la faccia di chi si sente a suo agio, sempre e comunque. E anche questo è un piccolo moto di orgoglio egotista.

Ma non potevo chiedergli Come stai? anche se alla fine lui mi avrebbe detto: io sto via?

domenica 23 novembre 2008

Ogni tanto qualcosa è per sempre.


Quando ero ggiovane, avevo una felpa con sopra un disegno di Linus che si ciucciava il dito con la famosa copertina di lato ed una scritta che recitava Niente nella vita è per sempre. Il perché di quella frase, sinceramente nn l'ho mai capito. Per quel poco che ne so io, Linus Van Pelt non è un personaggio privo di certezze, nonostante i suoi pochi anni: lo si vede sin dalla sua nascita con la coperta, ha le fisse per le citazioni bibliche, il desiderio di essere un leader buono, un amico leale etc etc.
Strano quindi, che un personaggio che io ormai abbia imparato ad idolatrare nella maniera più feticcia per le sue manie smodate, sia impresso sui miei abiti con uno slogan a me inidoneo. Avrei potuto forse personalizzarlo con frasi più mie. Con frasi tipo Io non sono d'accordo; Alla fine lui muore; Master di Merda... giusto così, per dare un significato più reale e concreto alla situazione adattandolo.
E il segreto forse è proprio quello... l'adattamento: I tempi cambiano, e ci vediamo costretti a cambiare, a prendere delle decisioni. Ma perché non posso rimanere anche io impresso per sempre su una serie numerate di strisce?
La risposta è molto semplice: perché altrimenti sarebbe una rottura di palle non indifferente.
E alla fine ritorna la logica del Niente nella vita è per sempre, assume una sfumatura nuova, positiva, eclettica e in continuo mutamento.

Ovvio che non sono queste le motivazioni per cui impresso sulla mia pelle c'è un Linus sorridente mentre si ciuccia il pollice e accarezza una coperta. Sono altre, forse più stupide. Ma ogni giorno mi guardo il mio Linus consapevole che sarà sempre lì, qualsiasi cosa sarò costretto ad affrontare.

Per la cronaca. quella felpa ce l'ho ancora. :)

lunedì 17 novembre 2008

Piccole soddisfazioni 2.0

Pensavo di essere uno sfigato qualsiasi con un blog sfigato qualsiasi.
Ma a quanto pare no.
A quanto pare c'è un anonimo che si comporta da troll nei commenti, utilizzando tra l'altro uno sgrammaticato italiano oppure usando espressioni dialettali (la qual cosa equivale più o meno allo stridore delle unghie sulla lavagna, per me).

Cosa abbia fatto per meritarmi questo non lo so. Ma mi fa sentire molto BeppeGrillo, e, anche io come lui, ho dovuto mettere la moderazione ai commenti. Giusto così per levarmelo dalle palle... che ogni volta è una rottura cancellare i commenti inutili.
Non ho molta stima di Beppe Grillo come persona... ma, mi sento figo lo stesso.

venerdì 14 novembre 2008

Non di solo blog vive l'uomo

Facebook, in quanto tempio del cazzeggio, è una gran figata.
Perché?
Perche, forse, tra tutti i social network a cui sono iscritto, è quello che tira fuori lo spirito voyeuristico che si palesa, laddove sopito, in ognuno di noi (o di quelli iscritti).
Alla fine non è che sei obbligato ad iscriverti, ma l'iscrizione è un po' il caro prezzo da pagare per farsi i cazzi degli altri.
Ora ci sono diversi modi di utilizzare faccialibro. C'è chi si iscrive e lo lascia lì; chi si iscrive e senza pubblicare nulla di sé passa giornate a spulciare negli album e nei profili degli altri annotando qualsiasi cambio di stato; c'è chi invece, molto pochi, lo usano per mettersi in mostra.
Io, ovviamente sono in quest'ultima categroia, visto che il mio egocentrismo non trova appagamento attraverso il blog sfrutto FB per tentare di mettermi in mostra.

Che poi non è mica tanto vero, visto che le foto sul mio profilo sono poche, cambio lo stato raramente, e solo in pochi casi aderisco alle cause, mando poche richieste di amicizia e alla fine vado a visitare sempre gli stessi profili, e non pratico lo sport di farmi più amici possibile.
Ho aggiunto anche dei compagni di scuola del liceo, ma, qui l'ho detto e qui lo nego, l'ho fatto forse solo per dare un senso alla piattaforma sennò son persone che se forse incontrassi per strada nemmeno riconoscerei (e anche se le riconoscessi, non saluterei).
Però dei pochi compagni di classe mi ha fatto piacere sapere che due di loro si siano sposati... vabbè insomma: le classiche cose che senza saperlo avrei vissuto bene lo stesso.

Poi ho stretto amicizia con un ragazzo di Trieste, credo, mai visto e conosciuto di persona ma che ha fumettizzato due miei racconti/dialoghi pubblicati sul MdM, circa 3/4 anni fa, o non mi ricordo... ma insomma, un po' di tempo fa, tutto esclusivamente attraverso rapporti telematici.
Forte sta cosa... non ho mai visto sto ragazzo, ma ha saputo rendere graficamente una parte del mio contorto cervello. Il risultato, alla fine, non è poi tutto sto granché, soprattutto per la sceneggiatura, ma sto ragazzetto ha un buon tratto e sembra promettere...

Mi piacerebbe aggiungere i disegni su questo blog, al di fuori di Facebook... ma oh... una cosa per volta.
Ovviamente chi è mio amico, può già sbirciarle, gli altri... oh... e mica posso ffa tutto io!

Tre Allegri ragazzi Morti - Ogni adolescenza

mercoledì 12 novembre 2008

Fagioli lessi

Sono in cucina. Devo far lessare i fagioli, ma non ho molto tempo.
Ho imparato a non avere molto tempo da quando in cucina uso la pentola a pressione.
Impiega la metà del tempo per cuocere le cose che normalmente si fanno in pentola, così la Hera è po' sempre più incazzata con me, e le mie tasche un po' più contente.

Non ho tempo, non perché debba andare da qualche parte. Ho appena sbirciato dalla finestra, e oltre a non vedere niente, sento il ticchettio asincrono della pioggia sugli alberi. Non ho tempo perché mi son ricordato tardi di metterli a lessare. Tutto qui.

Mi sono avvicinato ai fuochi, dove Silvia ha lasciato i fagioli in ammollo da ieri sera, li ho scolati per bene. Ho preso la pentola a pressione dal mobile sotto il forno. Abbiamo le pentole talmente tanto impilate su se stesse che ogni volta è tutto un clank clunk quando serve qualcosa.
Poi mi sono distratto, ed ho acceso la tv. E ho cercato un canale che mi soddisfacesse.
E poi ho detto vabbè... e ho messo un po' d'olio nella pentola a pressione, ho tagliato finemente una fetta di cipolla.
La cipolla non mi fa piangere. Ho imparato dei trucchetti col tempo, inconfondibili. E funzionano.
Avevo in mente una battuta sulla cipolla... cavoli: me la son scordata. Pazienza.

Solo che adesso ho le mani che ancora un po' sanno di cipolla...
Poi ho versato un barattolo di pomodoro e ho aspettato che facesse le bollicine ai bordi della pentola. Segno che sta per cominciare a bollire. Il solito sfrigolio...
Aggiungo un po' di vino bianco da cucina. Il vino bianco da cucina, mi sono incaponito io di farcelo stare. Un po' come l'ingrediente segreto.
Mancava il sedano, lo so... pazienza.

Quindi verso i fagioli, aggiungo l'acqua e alzo la fiamma al massimo.
E nel frattempo che lessino i fagioli, scrivo un post sul mio blog.

martedì 4 novembre 2008

De fatalismo.

Ultimamente, ne avrei di cose da dire, su di me.
Per esempio, forse non tutti sanno, o hanno interesse a sapere, che io sono una persona molto fatalista.
Tutto quanto rientra nella logica perversa del Master di Merda.
Il concetto del Master di Merda è in continua evoluzione da circa 10 anni, e se proprio dovessi provare a sintetizzarlo in poche righe (impresa piuttosto ardua) dovrebbe venir fuori qualcosa del genere: ognuno di noi deve rendere conto ad un entità (guai a definirlo Dio, quanto piuttosto Caso) che gestisce uno dei piatti di una Bilancia dove l'ago deve mantenere l'equilibrio sempre verso il nord assoluto. L'altro piatto, ovviamente è cosa tua, ma tu non sai cosa mettere/togliere sopra per generare Equilibrio. Un concetto, ho imparato poi, essere molto simile al karma.
Qualsiasi cosa fai, prima o poi ti torna indietro moltiplicato.
Le cose succedono per un motivo ben preciso, o per lo meno sono guidate dal Master di Merda di cui ovviamente si ignora completamente il Disegno Casuale.
Ma ne parlerò in altri momenti sicuramente, approfondendo, sviscerando la questione.

Se mi dovesse chiedere se sono una persona felice, vi risponderei che sono la persona più felice del mondo. Nonostante abbia le mie sfighe, conduca una vita modesta e completamente tagliato fuori da certi sostegni sociali e affettivi come la famiglia, Ho un sacco di cose, guadagnate col sudore della fronte, di cui non posso assolutamente lamentarmi, anzi, ne vado molto fiero.
Ho l'affetto e la stima (che contraccambio) della donna più bella del mondo, e per tante cose sono autosufficiente.
Ma anche questo è un altro discorso.

Dicevo, nell'ultimo anno mi sono successe un po' di cose di seguito una appresso all'altra che mi hanno portato a credere che il Master di Merda mi stesse strizzando l'occhio approvando tutte le mie scelte in tutto e per tutto. Ogni cosa che facevo portava delle conseguenze perfette per la situazione. Dietro ogni scelta fatta, c'era sempre una riflessione ponderata, segnata molto dai messaggi raccolti (o che io intepreto come messaggi) intorno a me. Segni, segnali, che solo io sono in grado di interpretare come tali (del resto, ognuno ha il suo MdM).

Ultimamente però non me la sto passando tanto bene.
Ho un serio problema di salute, niente di irrecuperabile, sia chiaro, ma molto molto molto MOOOOOOLTO doloroso. Una cisti pilonidale. Che fa male, cazzo se fa male.
E un po' mi sono chiesto il perché il mio Master di Merda abbia voluto farmi questo. Che cosa ho fatto per essere punito così?
Ho pensato che il MdM ce l'avesse con me, che fosse arrabbiato per qualcosa che non ho fatto, o che ho fatto non proprio come avrei dovuto:
Ultimamente ho provato invidia, ma mi è passata.
Ho smesso di avere ambizioni di ricchezza, e conduco una vita molto più serena e meno stressante.
Tutte scelte che, io lo so, sono state premiate dal MdM.
E adesso mi ha mandato questa cisti... per punirmi di cosa?
Sti giorni cercavo un segno tangibile del fatto che comunque il Master di Merda c'entrasse poco con questo mio dolore, che in qualche modo fosse un segno per dirmi qualcos'altro.

E stamattina il segno è arrivato.
Stamattina sono riuscito a fotografare lo scoiattolo che da 2 anni inseguo nel giardino condominiale dove vivo, che i più conoscono come Herbert.



Ecco a voi Herbert, nel suo massimo splendore.
E questa cosa ha portato tanta serenità dentro di me, sono sereno come non mai. Il Master di Merda mi ha fatto questo regalo, compensando il dolore della cisti. E dentro di me ho avuto la sensazione che le cose andranno per il meglio. E sicuramente lo faranno.

Ve l'ho detto, sono fatalista.

domenica 2 novembre 2008