mercoledì 15 aprile 2009

Ottime strategie per illudersi di essere ancora in forma


Venerdì scorso, in un bellissimo locale romano, vittima del tasso alcoolico, mi rendo conto di una cosa. Mi rendo conto che forse, tutto sommato, sono stato un po' troppo precipitoso a dargliela su con la voglia di scrivere e che merito una seconda chanche. Che in fondo 10 anni di tentativi sono stati un periodo troppo breve per poter mollare. E che bisogna insistere proprio adesso che il motore è caldo, oliato e rombante.
E che con il cappello e i capelli corti sono un figo della madonna.

Ero con Manuel e Andrea e si parlava con una ragazza inciampata per caso nelle nostre divagazioni sulla vita l'universo e tutto quanto quando lei, ad un certo punto della discussione, usa la frase che io per anni ho usato come strategia per attaccare bottone: lei fa: «Sai... io ho scritto un libro».
Che poi questa ragazza qui, un libro, l'ha scritto davvero... nel senso che lo vendono nei negozi di libri. E che non stava lì a spararsi le pose così tanto per fare. Da come parlava sembrava veramente convinta, o maledettamente filtrata dal vino.
E mi ha colpito la testardaggine con cui, ostinata ad apparire in una libreria a tutti i costi, abbia fatto suo il meccanismo becero di pubblicizzazione di un autore in Itaglia assorbendolo, integrandocisi sentendosi a proprio agio e nonostante tutto, giu-sti-fi-car-lo.

Mo vomito, ho pensato. Proprio qui, su questo tavolino bohemien.

Stasera sono andato a giocare a calcetto.
Il calcetto è una di quelle cose che se le fai da piccolo, e ci cresci, diventi bravo e impari a prevedere l'avversario, a giocare di anticipo, a fare passaggi precisi e potenti, e se il tuo avversario è distratto... ecco che gli hai gonfiato la rete, e ti rimane pure la forza di dire Ohhhh battendo le mani asincronicamente alla eco del pallone che avvolge il campo di gioco. Palla al centro, e via: nuova azione, intervento sull'uomo, alzi lo sguardo, effettui il passaggio e se la sfera di cuoio viene intercettata dall'avversario fai partire una virile bestemmia, e ti rimetti in gioco.
Io da piccolo non ho mai giocato a calcetto. Mi ha sempre fatto schifo perché sono sempre stato negato a calcio. Ero il classico bimbo che non veniva mai scelto durante la creazione delle squadre, e che faceva disperare i compagni di squadra perché sbagliava tutto quello che c'era da sbagliare. Non avevo agilità, non avevo riflessi idonei al giuoco del calcio, e non sapevo nemmeno portare avanti la palla, smarcare e cazzo ne so che altro c'è da fare in campo. Insomma: ero quello che si definiva pippa scannata.
Da un paio di mesi abbondanti, il mercoledì sera, con un appuntamento con alti ragazzi conosciuti su www.bizoona.org (piccolo spazio pubblicità) vado a sgambettare e a sudare attorno ad una palla.
Inutile dire che il livello dei miei compagni di squadra e degli avversari è 10 spanne, forse 100, sopra il mio (che è comunque rimasto bassissimo) ma mi impegno. Gioco, sudo, miglioro, mi diverto, e a volte, riesco anche a segnare. Avanti e indietro per il campo con poche pause. E grazie alla mia dote innata (sviluppata dopo l'adolescenza) di rubare con gli occhi da chi mi sta intorno, sto imparando a giocare a calcetto, come non ho fatto da piccolo. E ora giocare a calcetto mi diverte, e torno a casa tutto sudato e racconto a Silvia di come sia stata combattuta la partita e di come, nel mio piccolino, abbia dato filo da torcere a chi capitava sulla fascia sinistra.

Tutto questo per dire.
Tutto questo per dire che è giusto illudersi di essere uno scrittore. Come è giusto illudersi di essere un giocatore di calcetto degno di far parte di qualsiasi squadra. E che se sono riuscito a farmi piacere e a trarre giovamento da una delle cose che più ho odiato (e dentro di me continuo ad odiare) perché devo mollare una delle mie più grandi passioni?
Allora oggi, in preda ad un attacco di sano ed egotista egocentrismo ho deciso che è ora di rimettere mano a dei vecchi appunti per delle storie che non ho più deciso di portare a termine. Di mettermi a tavolino e a cercare di dedicare del tempo, poco ma costante, alla scrittura, e di attendere.
Pensando proprio di riuscire un giorno a sfoggiare la mia frase preferita per attaccare bottone con le persone, e per pavoneggiarmi con il mio aspetto bohemien mentre sorseggio un freddo bicchiere di Chardonnay mentre intorno a me si sente Ohhhh. Sono sensazioni che non hanno pari.
Stay tuned.

2 commenti:

Valerio ha detto...

Stay Hungry. Stay Foolish.

|Sera| ha detto...

azz altra vittima di bizoona...